L’acqua è vita
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L’acqua è la componente numero uno del corpo umano. La sua percentuale è altissima alla nascita, circa il 90%, si riduce con l’età, per costituire circa il 50% in una persona anziana. Ha il ruolo fondamentale di regolare le funzioni organiche intervenendo a livello cellulare in tutti i processi. Si trova per 2/3 nei liquidi citoplasmatici e per 1/3 nello spazio intercellulare. Gli organi che hanno più liquidi interni sono il cervello e il cervelletto che raggiungono l’80-85% di acqua sul loro peso totale.
Ecco perché non possiamo dimenticarci di bere!
Durante il giorno l’organismo espelle mediamente 1,5 litri d’acqua sotto varie forme: urina, attività fisica, sudorazione, vapore acqueo nel parlare. Questa quantità deve essere reintegrata per garantire il corretto svolgimento delle funzioni vitali. Un uomo infatti vive al massimo 7 giorni senza bere. La disidratazione produce alterazioni biochimiche che danneggiano organi e tessuti. Come sostiene il medico iraniano Batmanghelidj, molte malattie (tra cui ulcere, asma, allergie, artriti, ipertensione, dolori reumatici) sono “malattie da sete”, nel senso che possono essere curate con una corretta idratazione.
Se pensiamo alla disidratazione come qualcosa di lontano dalle nostre abitudini, basti pensare che quando si ha la sensazione di sete o le labbra secche, vuol dire che il corpo è già disidratato e sta implorando acqua. Questo campanello d’allarme si attenua con l’età, ma non vuol dire che il corpo necessiti di minori quantità di acqua. Sintomi di disidratazione sono anche: stanchezza, stitichezza, disturbi del sonno, disturbi digestivi (gastrite, ulcera), ipotensione e ipertensione arteriosa, disturbi respiratori, sovrappeso, dolori articolari.
Oggi la maggior parte delle persone non beve a sufficienza, ma non se ne rende conto. Il dott. Grieco parla di “epidemia della disidratazione”. La quantità da bere è proporzionale alla struttura fisica ed al tipo di vita che si conduce, in ogni caso l’ottimale è un minimo di 1,5 litri al giorno e soprattutto bere poco alla volta, una tazza da 250ml ogni ora, per garantirne il completo assorbimento.
Ma tutte le acque sono buone?
Le acque minerali naturali vengono identificate a seconda del residuo fisso, cioè della quantità di sali minerali in un litro d’acqua misurati a 180°C ed espressi in milligrammi/litro. Si distinguono in:
- acque minimamente mineralizzate, con residuo fisso inferiore a 50mg/l: bassissimo contenuto di minerali
- acque oligominerali, con residuo fisso tra 50 e 500 mg/l: basso contenuto di sali minerali
- acque mediominerali, con residuo fisso tra 500 e 1500 mg/l: maggior contenuto di sali minerali
- acque ricche di sali minerali, con residuo fisso superiore a 1500 mg/l: alto contenuto di sali minerali.
La scelta varia a seconda dell’età e dello stile di vita: chi ha carenza di calcio dovrebbe preferire acque ricche di calcio; chi fa sport, acque ricche di sali minerali da reintegrare dopo l’attività; chi soffre di calcolosi o di pressione alta, acque con basse quantità di minerali e diuretiche; i bambini e gli anziani, acque ricche di calcio e magnesio.
In generale, i criteri di scelta sono riferiti a due parametri: il residuo fisso a 180°, in base alle esigenze specifiche sopra menzionate, e il PH che è migliore quanto più si avvicina a 8, garanzia di maggiore alcalinità.
Per conoscere il quantitativo di acqua consigliato per te, clicca qui: http://bit.ly/385z1x0
Per approfondire i valori delle acque minerali italiane: www.acqueminerali.it
Laura Virtuoso