Quanto pesano i metalli nella tua dieta?

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Siamo degli ottimi consumatori di metalli pesanti. È quanto emerge dagli studi condotti a livello nazionale ed internazionale sulla presenza di questi elementi nei cibi. I più comuni e più dannosi sono: cadmio, piombo, mercurio, arsenico e nichel. Si tratta di metalli presenti in natura: nei terreni, nell’atmosfera e nell’acqua. Il problema emerge quando le quantità risultano eccessive nei prodotti che mangiamo o beviamo rispetto ai livelli massimi che il nostro organismo può tollerare. Infatti, il loro accumulo causa, nel tempo, effetti nocivi e tossici, perché interferiscono con il normale metabolismo cellulare arrivando ad ostacolare il corretto svolgimento delle funzioni vitali, e, soprattutto, non vengono smaltiti in tempi brevi.

Come si fa a sapere quali sono i limiti di sicurezza?

Le autorità internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’European Food Safety Authority (EFSA), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), si occupano di definire le dosi giornaliere tollerabili sulla base della valutazione dei rischi sulla salute, in modo da fissare dei limiti che non producano effetti apprezzabili nel lungo periodo. Ad esempio, il regolamento CE 1881/2006 stabilisce i valori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, prevedendo limiti legali per cadmio, piombo, mercurio, arsenico inorganico e stagno inorganico in alcune tipologie di alimenti.

Quali sono gli alimenti che ne contengono di più?

Sono le colture che assorbono i metalli dal terreno dove crescono. In tal senso, il riso integrale (assorbe più arsenico che gli dona il colore bruno di quello bianco), le verdure a foglia verde che “bevono” molto per crescere, ma anche il pesce, ricco di mercurio (tonno, sgombro, pesce spada), e i frutti di mare allevati, rispetto a quelli pescati in natura.

Posto che piccoli quantitativi di metalli vengono comunque quotidianamente ingeriti, la conoscenza consente di optare per soluzioni meno “dannose”, come per i pesci: acciughe, sogliola, sardine, salmone rosso, trota e comunque sempre meglio catturati in natura che allevati; riso bianco invece che integrale; broccoli, olive e zucchine invece di verdure a foglia verde; acqua in bottiglia e non del rubinetto. Inoltre, maggiori garanzie sono fornite dai prodotti biologici, dove il bio dovrebbe essere presente su tutta la filiera, e dal Made in Italy, perché sottoposto a maggiori controlli.

Risulta fondamentale insistere nel pretendere la massima trasparenza per noi consumatori sulla provenienza degli alimenti, sulle etichette e sulla completezza delle informazioni nutrizionali.

Cosa fare con i metalli che ci portiamo dentro?

I rimedi sono diversi: bere molta acqua permette di diluire la concentrazione di metalli, quindi di inibirne la tossicità e di favorirne l’espulsione più rapidamente; i probiotici si legano ai metalli e li accompagnano fuori dall’organismo (yogurt, ricotta, tofu fermentato, aglio, barbabietola); i polifenoli, micronutrienti che aumentano la produzione di un enzima antiossidante che disintossica dai metalli (tè verde, cioccolato fondente, cacao, mirtilli, fragole, ribes, prugne, origano, anice, semi di lino); vitamine (C, E, B6) e sali minerali (calcio, zinco, selenio); infine, la chelazione, ossia la rimozione indotta con una inalazione di farmaci nell’organismo.

"Alleggerirsi" dai metalli pesanti è un impegno puntuale e attento che ripaga nel tempo. 


                                                                                                                            Laura Virtuoso