Saltare i pasti: bene o male?

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Non esiste una risposta universale. La risposta è: dipende. Dipende dal motivo per cui si salta un pasto e dalla frequenza con cui questo accade.

Di norma la carenza di nutrimento per il corpo non è un bene. Saltare tuttavia un pasto solo sporadicamente in previsione di un’abbuffata o dopo un’abbuffata, per mancanza di tempo o per altre ragioni, se non rappresenta un’abitudine non è da considerarsi del tutto un male. Si riscontrano infatti alcuni benefici legati al digiuno spot, quali un maggiore drenaggio dei liquidi, una maggiore facilità di smaltimento delle scorie, una riduzione delle infiammazioni. Migliorano di conseguenza l’attività cerebrale e la capacità di concentrazione. D’altra parte, il digiuno potrebbe portare calo glicemico, spossatezza e umore basso, poiché il corpo non riesce a ricevere abbastanza proteine, vitamine, minerali e acidi grassi. Al digiuno è spesso abbinata la disidratazione: non mangiando si avverte meno l’esigenza di bere e si è più disposti a sviluppare alcune malattie. Ad esempio, secondo uno studio della Harvard School of Public Health, saltare la colazione tutti i giorni porta le donne al 20% di possibilità in più di sviluppare il diabete di tipo 2.

Nel momento in cui un episodio saltuario si configura gradualmente come un’abitudine diviene necessario indagare la ragione che porta a consolidare quel comportamento. Senza dubbio saltare i pasti per dimagrire più in fretta non è la strada corretta. Secondo uno studio della Cornell University, chi salta i pasti ha il 31% di possibilità in più di mangiare cibo spazzatura. Saltare un pasto porta ad aver più fame al pasto successivo e quindi a mangiare di più e con meno controllo. Questa abitudine porta ad immagazzinare più grassi, a soffrire di ritenzione idrica e quindi di cellulite, perché il corpo impara a costituire delle riserve da utilizzare quando è a digiuno. Il digiuno prolungato e l’abitudine a non mangiare fanno quindi male.

Il nostro organismo è settato per ricevere nutrimento in maniera regolare. Il non nutrirsi provoca scompensi biochimici e alla lunga porta una serie di disordini e problemi di carattere non solo alimentare. Ogni pasto infatti è funzionale all’apporto di tutti i nutrienti. Un deficit indotto condurrà alla ricerca di compensazione nei pasti successivi.

Il digiuno fa bene, se programmato, sotto controllo medico. In tal caso può essere anche un alleato della salute, supportando il nostro organismo nella fase di depurazione. Alcuni periodi di digiuno programmato possono infatti coadiuvare il sistema immunitario a rigenerarsi, stimolando anche il rinnovamento delle cellule. Esistono regimi alimentari controllati che prevedono forme di digiuno intermittente. Devono essere inseriti all’interno di un programma nutrizionale studiato ad hoc sulle caratteristiche specifiche di ciascun fisico da uno specialista.

In ogni caso una sana nutrizione quotidiana e uno stile di vita attivo rimangono la scelta ottimale per vivere meglio e più a lungo.

                                                                                                                                      

                                                                                                                                              Laura Virtuoso